Abstract

Dal 1957 al 1977 la RAI trasmise in fascia serale, alle ore 20.50, dopo il telegiornale delle 20.30, per circa dodici minuti, “Carosello”, una trasmissione pubblicitaria di educazione/stimolazione/intrattenimento sui nuovi consumi che, attraverso quattro o cinque filmati pubblicitari in bianco e nero, con un format tutto italiano e anomalo, fu capace di assorbire diversi tipi di spettacolo e di adempiere ad una molteplicità di funzioni.
Mentre la società italiana attraversava gli anni del boom economico, per poi maturare una forte contestazione sia studentesca che del mondo operaio (1968-69) e infine scontrarsi con la crisi economica del 1973 e la stagione stragista, la Rai della paleo-televisione, prima delle aperture alla nuova fase della neo-televisione commerciale, intratteneva un pubblico eterogeneo di bambini, donne, adulti, attorno al nuovo focolare domestico della televisione di Stato, dentro un “ghetto dorato”, per dirla con il critico A. Grasso, che accompagnò la trasformazione dell’Italietta da mondo arcaico e contadino ad una nuova società dei consumi, stigmatizzata con toni durissimi da P.P. Pasolini (lo scrittore parlò dell’avvento di una nuova forma di omologazione e di un più pervasivo fascismo) o esaltata da altri (ad es.P. Dorfles) perché sarebbe stata capace di introdurre una profonda modernizzazione e laicizzazione degli stili di vita del paese.

La tesi che si intende discutere ruota attorno al saggio G. Gozzini “La mutazione individualista”, Gli italiani e la televisione, 1954-2011, per Laterza.

Il breve modulo è rivolto ad una classe quinta del Liceo delle Scienze umane.

Oggetto del laboratorio

Il percorso didattico sarà di carattere interdisciplinare, perché coinvolgerà anche i docenti di scienze umane e di italiano della classe, attraverso richiami alla “Scuola di Francoforte” da un lato e alla discussione proposta da U. Eco in un famoso saggio su “Apocalittici e integrati”. Si proporrà la lettura e la discussione in classe di un testo come “Cattiva maestra televisione ” di K. Popper e J. Condry da mettere in conflitto interpretativo con altri saggi di tipo positivo (ad esempio A. Grasso).
Inoltre l’analisi degli anni Cinquanta-Settanta, per la storia italiana del secondo dopoguerra, consentirà la visione di diversi filmati da You tube, in particolare legati alle interviste rilasciate da P. P. Pasolini a E. Biagi sulla trasformazione italiana di quegli anni, anche a causa del mezzo televisivo.
Si richiederà agli alunni disponibili, di “aprire i cassetti” delle memorie delle proprie famiglie, una volta accettata la convenzione siglata dalle firme dei moduli di liberatoria, per collaborare, producendo dei brevi video (max. di cinque minuti) da postare sulla piattaforma.
Le interviste saranno aperte (di tipo qualitativo) e con consegne molto limitate (una lista di domande da far leggere o mettere a disposizione dell’intervistato, poco prima della realizzazione del video con camera fissa, in uno spazio privato in cui non siano riconoscibili aspetti personali non condivisibili).
Si ipotizzano interviste soprattutto a donne della fascia di età 50-60 e 70-90, perché “Carosello” si rivolse soprattutto ad un pubblico di bambini e di donne ed è facile immaginare che quei bambini degli anni Sessanta-Settanta oggi abbiano un’età compresa fra i 50 e i 60 e che i loro genitori invece appartengano all’altra fascia di età.
L’idea complessiva è quella di scoprire, anche attraverso fonti private, una “narrazione” di quegli anni che sia il frutto di un percorso di verifica, di ricostruzione e di comparazione.
Ad esempio, si potrebbe cercare di capire se la voce tanto apocalittica di Pasolini in quegli anni fosse isolata o condivisa, se si avverta nostalgia per quel tipo di pubblicità, se la si valuti positivamente o negativamente, nella prospettiva del cambiamento intervenuto.
Il confronto generazionale (giovani-genitori-nonni) potrebbe essere l’occasione per scoprire che ciascuno di noi è protagonista del proprio tempo, cittadino attivo e non passivo di processi complessi.

Finalità del laboratorio

Classi coinvolte: quinte del corso di Scienze umane

Durata: otto ore, circa un mese di lezioni con lavori di gruppo

Prerequisiti

. Conoscenze di base dell’età contemporanea della storia italiana e internazionale (guerra fredda)

. Conoscenze di base di storia dei media e in particolare della televisione italiana

. Esperienza di base dell’uso delle fonti storiche

. Capacità di usare un videoregistratore

Obiettivi

Competenze relative a

. decodificare, analizzare e distinguere diverse tipologie di fonti e di testi

. ricavare informazioni dalle fonti utilizzate e proposte

. riconoscere le argomentazioni e l’intenzionalità di chi ha prodotto il documento

. sapere confrontare e comparare le informazioni

. costruire linee del tempo e mappe concettuali

. acquisire strumenti lessicali e concettuali propri della disciplina storica e di un confronto interdisciplinare

. ascoltare, capire le argomentazioni dell’altro, rispettando spazi e tempi di una efficace comunicazione e interazione

. saper utilizzare il lessico specifico per una sintesi espositiva, anche attraverso l’ausilio di PPT (elenchi puntati, utilizzo di immagini e video coerenti, etc.)

Metodologia

Attraverso il ricorso a diversi tipi di lezioni, ad esempio, prima con una lezione frontale di un’ora, introduttiva del modulo, condiviso in itinere in una piattaforma scolastica (tipo Edmodo) e poi attraverso il metodo del “cooperative learning”, i diversi gruppi di studenti formati dal docente dentro la classe, con consegne chiare e tempi prestabiliti di messa in opera, dovranno selezionare, analizzare, discutere, interpretare i vari documenti proposti, per poi concludere il percorso con un PPT di presentazione alla classe da condividere insieme per una verifica finale, non solo orale, ma anche scritta, con un questionario aperto con domande sia di conoscenza dei dati e delle tesi comparate, sia delle metodologie esperite.

Delle otto ore si immagina una scansione di questo tipo:
. Un’ ora introduttiva del modulo e un’ora finale di conclusione-revisione-valutazione.
. Quattro ore in classe in cui gli studenti saranno divisi in almeno quattro gruppi tematici.
Un primo gruppo finalizzato alla creazione di una linea del tempo che metta in comparazione l’evoluzione della trasmissione di “Carosello” con quella della storia politica italiana e se necessario internazionale (la guerra fredda)
Un secondo gruppo capace di analizzare alcuni filmati di “Carosello” scelti per la rilevanza tematica (le donne, la scuola, il confronto generazionale, i prodotti) da YouTube.
Un terzo gruppo capace di riproporre la discussione critica fra “apocalittici e integrati” con la scelta di documenti (testi o video-interviste) finalizzati a ricreare i termini del dibattito, anche attraverso l’uso di apposite mappe concettuali.
Un quarto gruppo capace di produrre almeno quattro micro- interviste di tipo qualitativo a familiari (almeno due interviste a due donne di circa 50-60 anni e due a donne di circa 70-90, da proporre in classe per l’analisi, il commento e la comparazione con i dati di storia generale).
Dovrebbe essere evidente che i gruppi continuano a casa, come lavoro domestico, nel mese selezionato, per la predisposizione dei materiali e per la loro ottimizzazione.
Tutti i gruppi utilizzeranno almeno un quarto d’ora delle quattro ore messe a disposizione in classe, per mostrare al docente e ai compagni lo sviluppo del proprio PPT che verrà poi postato e condiviso in piattaforma.
Infine seguiranno un’ora di discussione orale generale e un’ora di verifica scritta tramite questionario finale da valutare.

Bibliografia e sitografia proposte da
http://www.novecento.org/dossier/italia-didattica/carosello-la-trasmissione-più-amata-dagli-italiani/
di cui si riproducono con un copia-incolla i documenti selezionati come punto di partenza per il lavoro.

I DOCUMENTI: LE SCENETTE DI CAROSELLO

Fase 1 – fine anni ’50

1.1- 1.2 (il 1^ e il 4^ dei 4) Shell e Alemagna https://www.youtube.com/watch?v=W254KmNLbU8

1.3 Tino Scotti Basta la parola 1959 https://www.youtube.com/watch?v=VcYi9ypHq_I

1.4 Guttuso Fabbri 1957 https://www.youtube.com/watch?v=nSmrfb5RpEc&list=PL3C04DF081E6AEF48&index=1

1.5 Omino coi baffi Bialetti (1959) https://www.youtube.com/watch?v=Yrz0KVLKh8o

Fase 2 – prima metà degli anni ’60

2.1 Bramieri Moplen 1961 https://www.youtube.com/watch?v=DKDkfHgz2YY

2.2 Kessler e Don Lurio x Omsa 1962 https://www.youtube.com/watch?v=IYZ6gNwRL1g

2.3 Cesare Polacco-Ispettore Rock Linetti 1962 https://www.youtube.com/watch?v=F5G85Xb9e_8

2.4.1 Calimero Ava (1963, il 1^) https://www.youtube.com/watch?v=BlM–m-AELY

2.4.2 Calimero 2 https://www.youtube.com/watch?v=A6iPaRVlS0M

2.5.1 Punt & 1 (1964) https://www.youtube.com/watch?v=xSEELswCRG4

2.5.2 Punt& in tre https://www.youtube.com/watch?v=rfJtIGhBL5M

2.6 G. Cervi e Fernandel Stock 1964 https://www.youtube.com/watch?v=5BsGZyls9JI

2.8.1 La tradizione… (Tiberio Murgia 1964) https://www.youtube.com/watch?v=oKS9Dud9Rho

2.8.2 Carmencita (di Arturo Testa 1965) https://www.youtube.com/watch?v=_elqPaI-XHQ

Fase 3 – seconda metà degli anni ’60

3.1 Salomone pirata pacioccone Fabbri 1966 https://www.youtube.com/watch?v=mDyFuFGIt3A

3.2 Papalla per Philco (Arturo Testa c.a 1970) https://www.youtube.com/watch?v=-J_iLsAToH8

3.3 Montana 1966 https://www.youtube.com/watch?v=7SHVCzohiHM

3.4 Totò (unico ciclo, 1967) Doppio Star https://www.youtube.com/watch?v=0xc2cRnh9qE

3.5 Hai 40 anni… Fiuggi 1967 https://www.youtube.com/watch?v=F-41p87mr-Y

3.6 Calindri contro il logorio… Cynar 1968 https://www.youtube.com/watch?v=CQ2t_PrQtpU

3.7 Chiamami… (con Solvi Stubing Peroni 1968) https://www.youtube.com/watch?v=kcpH7ogNj9o

3.8 Patti Pravo Algida 1969 https://www.youtube.com/watch?v=C2PZ3vfgG7U

Fase 4 – Gli anni ’70

4.1 Paolo Ferrari coi due fustini (1972) https://www.youtube.com/watch?v=W-vru5m6tZc

4.2 Gli incontentabili Ignis 1972 https://www.youtube.com/watch?v=5vVT0I-7Bv4 (Emmer, musiche Morricone)

4.3 Gli hippies Vespa (1973, di Tinto Brass) https://www.youtube.com/watch?v=I9EETT256OQ

4.4 Miguel per Talmone (1973) https://www.youtube.com/watch?v=RIBEmaR7Cv0

4.5 Carlomagno per Petrus (1973) https://www.youtube.com/watch?v=Yjdx-_bTgHM

4.6 Jo Condor Ferrero e Ricchi&Poveri 1975 https://www.youtube.com/watch?v=5V0A7Zl_sDY

4.7 Pelè per Brut… 1976 https://www.youtube.com/watch?v=hZKdCDjrgCc

4.8 Che sapore è questo qua… Saila (1976) https://www.youtube.com/watch?v=ioTwWlup_M4

4.9 Raffaella Carrà Stock ultimo 1.1.1977 https://www.youtube.com/watch?v=YCLz8Fg40_4

Le due versioni di Intervallo (tra un programma e l’altro: poteva durare anche più di 10 minuti!):

x Intervallo con pecore https://www.youtube.com/watch?v=DSjZwRRD73U

z Intervallo con paesaggi https://www.youtube.com/watch?v=YYr-3OIbEaA

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Paul Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi. Società e politica 1943-1988, Torino, Einaudi 1989
Silvio Lanaro, Storia dell’Italia repubblicana, Venezia, Marsilio 1992
Guido Crainz, Storia del miracolo italiano, Roma, Donzelli 2003
Guido Crainz, Storia della repubblica, Roma, Donzelli 2016
Piero Dorfles, Carosello, Bologna, Il Mulino 1998
Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, Ed. Frassinelli, 2004
Aldo Grasso, Storia della televisione italiana, Milano, Garzanti 2004

Alla bibliografia proposta dal sito novecento.org, la sottoscritta avrebbe aggiunto in particolare G. Gozzini “La mutazione individualista”, Gli italiani e la televisione, 1954-2011, Urbino, Laterza, 2011, un testo che dovrebbe in parte fornire la chiave interpretativa di parte del percorso.

Meditando…

1) Premessa: problemi di tempo e di contenimento.

Gli insegnanti hanno a disposizione, in quasi tutte le classi, da pochi anni a dire il vero, sul proprio tavolo di lavoro, un computer connesso alla rete ed un videoproiettore, elementi che se non hanno tutte le funzionalità didattiche di una LIM, sono sicuramente strumenti che consentono la programmazione di una didattica che possa mettere al centro la consapevolezza critica dei new media accanto ai mass media più tradizionali (intendo televisione, radio, cinema, carta stampata).
Inoltre l’utilizzo dei registri elettronici e di piattaforme digitali per la condivisione del lavoro, come ad esempio Edmodo o Google classroom, creano nuove potenzialità.

Di fatto però la preparazione digitale degli insegnanti si è creata nel tempo in modo per lo più individuale e non sistematico, attraverso qualche corso di formazione mirato ad un uso più tecnico che metodologico, o più spesso direttamente dal fatto che gli stessi insegnanti sono utenti-consumatori delle medesime tecnologie digitali di cui si servono a scuola, perché più o meno tutti hanno in borsa smartphone o tablet, non diversamente dai loro studenti.
Il fatto di essere nello stesso tempo utenti-consumatori e di dover essere guide consapevoli di ciò che si usa nella quotidianità rende particolarmente complessa l’anatomia di un qualsivoglia processo formativo che si voglia instaurare o attivare in modo critico con i propri studenti.

Un altro punto da sfatare è quello che i nativi digitali siano per così dire imbevuti a tal punto di tecnologia da non necessitare di formazione specifica.
Tutte le ricerche mostrano invece che per attivare, ad esempio, una webquest sensata, la ricerca delle fonti online, debba essere guidata dall’insegnante, come debba pure essere guidata dall’insegnante l’analisi delle stesse fonti in un web in cui le fake news sono pane quotidiano, in un’era ormai definita non solo della conoscenza, ma persino della post-verità.

Perché allora mi sono concentrata sulla pubblicità di Carosello?
– In primo luogo perché non è possibile non osservare che basti aprire un semplice articolo da un quotidiano online per essere invasi dalla pubblicità che si apre a piena pagina, che ci spara nelle orecchie suoni, slogan, messaggi a tutte le ore, che ci consente di poter visualizzare l’articolo solo dopo qualche secondo, per poi “saltare” l’annuncio pubblicitario e arrivare all’agognata lettura.
– In secondo luogo perché la dipendenza dei nostri alunni dallo smartphone è così imperante che una delle richieste più frequenti da parte degli insegnanti è quella di “spegnere il cellulare” e perché non è possibile non osservare nelle nostre aule che, appena suona la campanella della ricreazione, almeno la metà degli studenti accende compulsivamente il proprio cellulare piuttosto che dialogare con il proprio compagno.
A volte gli insegnanti non sono diversi.
Tutte queste dimensioni della modernità liquida sono già state descritte e osservate da Z. Bauman nei suoi diversi scritti.
Che fare?
Mi sembra evidente che fare gli “apocalittici” significhi mancare di senso storico, proprio da parte di chi, insegnando storia, dovrebbe per prima cosa tentare di dotare e dotarsi di strumenti di navigazione non solo per il passato, ma anche per il presente.
Allora?
Intanto credo che siano benvenuti corsi d’aggiornamento che mettano al centro proprio il rapporto fra discipline, contenuti e digitalizzazione e la possibilità di meditare, pensare, progettare in ambienti di condivisione, con supervisori attrezzati a coordinare, analizzare e valutare tali aspetti.
Inoltre, dal momento che due ore di storia settimanale in un Liceo di Scienze umane, sono davvero poche, sarebbe auspicabile selezionare argomenti che possano coinvolgere più discipline, per poi convergere nella creazione di un modulo che abbia nelle competenze trasversali e non solo in quelle disciplinari aspetti di convergenza.

La scelta di “Carosello” può essere in questo senso un obiettivo molto ambizioso, ma proficuo se, assieme ai colleghi, si riesce a circoscrivere i tempi, a selezionare in maniera molto forte i contenuti da proporre e le finalità da perseguire.

Per ottimizzare il lavoro può essere utile sperimentare prima su di sé il percorso.

Fase sperimentale 1: “Mi metto in gioco: una disciplina, tante discipline, obiettivi interdisciplinari e trasversali.”

La prima difficoltà da superare: selezionare, tagliare, ridimensionare i contenuti perché sia possibile affrontare il modulo in un arco di tempo che non superi il mese.

Ad esempio, cerco nella mia personale biblioteca un testo come N. Mirzoeff Introduzione alla cultura visuale e poi un altro testo come quello di Federico Boni Teorie dei media.
Dal primo testo seleziono la pagina 27 e in particolare l’incipit:

“La nostra vita ha luogo sullo schermo. La vita nei paesi industrializzati è sempre più vissuta sotto la costante sorveglianza di telecamere … Nel 1998 Internet aveva già 23 milioni di utenti negli Stati Uniti… In questo turbinio di imagini vedere è molto più che credere. Non è solo parte della vita quotidiana, è la vita quotidiana stessa”.

Il passaggio dal Web 1.0 al Web 2.0 con la diffusione dei social network associata all’uso quotidiano degli smartphone ha cambiato tutto.
Del resto un social network come Instagram che i nostri studenti usano più di Facebook si basa quasi esclusivamente sulla condivisione “narrativa” di immagini.
Non solo, credo che molti insegnanti che sono anche genitori sappiano che i loro figli (spesso di età vicine a quelle dei loro studenti) usino moltissimo piattaforme come Netflix per guardare serie come “Stranger things” con cui trascorrono molto del loro tempo libero, avendo ormai deciso che sia preferibile guardare piuttosto che leggere.

Uno dei grandi problemi presenti fra i nostri giovani studenti è infatti come riappassionare i alla lettura, come non disperdere le competenze di una lettura-scrittura anche “manuale” e non solo digitale che eviti disgrafismi, deconcentrazione, apatia, dipendenza etc.
Infatti diffondere le competenze digitali significa anche insegnare a diversificare gli approcci, le tipologie testuali, non rifiutarsi all’uso del digitale, ma non rinunciare alla “galassia Gutenberg”.

Chi ha la mia età non può non aver letto di Horkheimer e Adorno “Dialettica dell’illuminismo” e in particolare le pagine sull’industria culturale: pagine durissime su cui tutta la scuola di Francoforte ha costruito buona parte della propria denuncia negativa, associando tale industria a forme di neo-totalitarismo da “mostro mite”, a quel neofascismo pervasivo che dissemina omologazione e cancella diversità e resilienze di cui tanto si allarmava P.P. Pasolini proprio negli anni di Carosello e della paleo-televisione italiana.

In una quinta di Scienze umane, nel Pentamestre, l’insegnante di sociologia ha già svolto moduli sulla Scuola di Francoforte e su tematiche relative alle varie scuole di pensiero su “Comunicazione dei Mass media”, per cui la sottoscritta (che insegna invece Storia e Italiano) potrebbe permettersi di citare questi autori senza incontrare troppa difficoltà, anzi direi che potrebbero ritenersi quasi dei prerequisiti, da controllare, ma sostanzialmente riconoscibili come conoscenze acquisite.

Non solo, anche l’insegnante di Storia dell’arte, coinvolto ad inizio del percorso nella programmazione e progettazione del modulo che potrebbe anche chiamarsi “Carosello: una possibilità di lettura interdisciplinare”, potrebbe aver svolto o essere in procinto di svolgere un modulo sulla Pop art e sulla grande questione posta da artisti come A. Warhol sulla relazione fra arte e prodotto pubblicitario, una relazione già molto forte anche per avanguardie come quella futurista nel caso famoso di F. Depero.

Sono ancora nella fase di progettazione e di brainstorming, sto cercando di selezionare testi.
La sottoscritta insegna anche letteratura italiana e quindi mi sembra importante utilizzare le interviste individuabili su You tube di E. Biagi a P. P Pasolini del 1973.
Altri autori che si sono occupati di temi di questo tipo sono sicuramente U. Eco e I. Calvino, autori che è possibile affrontare sempre nel pentamestre attraverso un percorso tematico specifico.

2) Le fonti selezionate: alcuni filmati di Carosello da YouTube: anni 1965-75

Perché la scelta di quel particolare decennio?
L’Italia sta vivendo l’esperimento dei governi di centro-sinistra che hanno approvato la nuova legge di riforma della scuola media nel 1962 e nel 1969 hanno liberalizzato gli accessi all’Università.

Inoltre si tratta anche di anni di contestazione da parte degli studenti nel 1968 e degli operai in numerose fabbriche del Nord che porterà alla conquista dello Statuto dei lavoratori (1970) e in seguito anche dei Decreti e delegati (1974) ovvero della principale legge di democratizzazione della scuola pubblica italiana che implica una partecipazione di studenti e genitori attraverso i loro delegati alla vita scolastica, per cui la scuola si profila non più come un luogo separato dalla società attiva, ma come un ambiente aperto alle varie parti sociali coinvolte.

Inoltre la crisi energetica del 1973 fa avvertire in Occidente per la prima volta nel dopoguerra la presenza condizionante del mondo arabo e delle sue rivendicazioni politiche (la questione palestinese dopo la guerra dei Sei giorni di Israele del 1967) ma anche la necessità di un uso più consapevole dei consumi e questo si può osservare nella presenza di prodotti (ad esempio i succhi di frutta) che si offrono con marchi di certificazione (G di Genuinità) contro ogni tipo di “venale contraffazione”.
Resta interessante osservare, a mio modo di vedere, che le nuove mode giovanili vengano filtrate in Calimero da un personaggio poco credibile come il cugino Teofilo, un capellone pieno di atteggiamenti pretenziosi che si presenta come un millantatore bugiardo piuttosto che come un idealista impegnato, come sarebbe stato più semplice immaginare.
Anche il rapporto uomo-donna nella pubblicità di Carosello è sempre proposto secondo immagini di seduzione/erotismo o di subordinazione (la donna casalinga- modello e madre/ angelo custode dei propri figli) in alcuni casi la donna -oggetto contestata dalla femministe dell’epoca che in piazza e nei cortei reclamavano pari e nuovi diritti e ruoli come poi, in parte il nuovo diritto di famiglia del 1975, e poi i referendum sul divorzio (1974) e l’aborto (1981) dopo la legge del 1978.

Provo quindi a mettere in ordine le fonti visive, i filmati, che intendo sottoporre ad analisi.
Parto con un filmato apparentemente semplice:

Fonte A

In questo caso si tratta di una pubblicità del 1965.

Calimero compare nella pubblicità nel 1963 e i suoi autori sono Nino e Toni Pagot.
Come suggerisce, la voce curata anche da Wikipedia ( https://it.wikipedia.org/wiki/Calimero)
l’ambientazione del cartone è campestre e il nostro pulcino è figlio della gallina veneta Cesira che inizialmente però lo disconosce perché è nero. Pertanto la sua storia richiama quella del brutto anatroccolo. La sua figura è sempre contrassegnata dal fatto di avere in testa parte del guscio da cui non si separa mai.
Il filmato scelto è del 1965 e ci propone Calmiero a scuola di fronte a un problema di matematica.
Il maestro elementare Gufo saggio detta: “La vostra mamma va al mercato e acquista quindici uova a lire 40 l’una. Quanto spende?”
Calimero è convinto di avere un problema facile da risolvere, proprio perché è un pulcino, infatti osserva contento: “La mia mamma non spende niente, perché le uova non le compera, ma se le fa”.
Suo compagno di banco è un coniglio copione. Accusato dal maestro-gufo di essere lui il vero copione, Calimero viene cacciato via con brutte maniere come “un piccolo sgorbio nero”. Mentre cammina, Calimero si lamenta, perché “Loro sono grandi e io sono piccolo e nero, è un’ingiustizia”. Sulla sua strada incontra l’Olandesina vicino a un mastello (bucato a mano) pieno di acqua e bolle bianche di sapone. L’Olandesina lo consola dicendogli: “Tu non sei nero, sei solo sporco” e dimostra il fatto, gettandolo con delicatezza in acqua da cui Calimero esce non più nero ma bianco e sorridente.

Segue poi il codino pubblicitario: Ava (Miralanza) è un bucato garanzia. Il fustino serve per il bucato a mano, ma poi è subito introdotto quello per la lavatrice.
Gli elettrodomestici, in particolare le lavatrici propongono marchi importanti della industria italiana e stanno migliorando la vita delle donne che piano piano abbandonano il bucato a mano.

In una pubblicità successiva del 1967 infatti il mastello scompare e l’Olandesina compare di fianco a una lavatrice.
Qui è il link per visualizzare il filmato (fonte B):

Il cugino di Calimero Teofilo è un cappellone che parla in romanesco e lo accompagna al luna park. Teofilo straparla e sostiene di poter combattere a pugni con l’imbattuto campione del ring, un cane grande e grosso che invece lo picchia come fosse una pallina e infine lo costringe alla fuga. Teofilo fugge anche da Calimero che insiste perché si prenda la rivincita, insulta il cuginetto come piccolo sgorbio nero. L’Olandesina questa volta lo mette direttamente in lavatrice.

Segue il codino pubblicitario: il perborato stabilizzato assieme ai cento punti del concorso Miralanza chiudono il messaggio pubblicitario con uno slogan: Ava lava più bianco e il tessuto tiene, perché è perborato stabilizzato.
Usare terminologia tecnico-scientifica fa buona impressione.

Un altro cartone animato famosissimo:
Fonte C

Carmencita e il caffè Paulista (Lavazza): parodia western
“Dov’è la donna?”
“Salta fuori bambolina o ti buco il finestrino”.

Siamo sempre nel 1965 e il suo autore è il famosissimo pubblicitario Armando Testa.
Qui si richiama di seguito un recente articolo da consultare da Il Corriere della Sera:

http://www.corriere.it/economia/italie/piemonte/notizie/piscitelli-carmencita-e-manfredi_0ea0562c-cddf-11de-9a32-00144f02aabc.shtml

Veniamo alla storia del nostro filmato.

Il Caballero ama Carmencita e ritrovatala, dopo lunga ricerca, vuole portarla via dal suo lavoro di impiegata e le ordina di venir via con lui, ma lei risponde che è innamorata di “un uomo in vista con il baffo che conquista”. Segue la trasformazione del Caballero nel caffè Paulista di cui la donna è innamorata. Lieto fine.
Nel codino compare un siciliano con tanto di baffi e coppola e con tono seducente e pronuncia sicula pubblicizza anche la Miscela Lavazza che “sempre musica è”.

Credo che i nostri alunni siano stati abituati sin dalla scuola elementare a suddividere i testi in sequenze narrative e in particolare le fiabe, secondo le ormai famose funzioni di V. Propp.
Nei casi sopracitati non sarà difficile fare osservare che lo schema della fiaba si ripropone attraverso le seguenti sequenze: partenza-ricerca dell’eroe-ostacolo-superamento dell’ostacolo grazie all’ elemento magico che è sempre rappresentato dal prodotto che poi verrà pubblicizzato.
Il nostro pubblico “infantile” o trattato in modo regredito come “bambino” è quindi sottoposto a una storia a lieto fine in cui l’elemento risolutivo è costituito magicamente dall’acquisto del nuovo prodotto, che sia un detersivo o un prodotto alimentare come il caffè.

Dieci anni dopo:
1975 puntata integrale di Carosello.
Fonte D

In questo caso si parte con la pubblicità di Cinzano Bianco con associata l’idea delle buone maniere, semplici e naturali, sebbene si tratti di un alcolico da bere e condividere fra amici, con associato un ambiente borghese intimo e tranquillizzante.

Poi Diet Erba con il biscotto delle cinque vitamine associato ad una filastrocca animata recitata da una voce infantile.

Il bambino neonato inquadrato ha solo tre mesi ed è in braccio ad una bellissima, giovane, madre che lo coccola seduta e vista di profilo. Il figlio ora ha bisogno del biscotto Diet Erba con cinque vitamine, perché come recita lo slogan “dopo la mamma Diet Erba” , il biscotto solubile nel biberon, con buona pace di tutti i pediatri che hanno a lungo sostenuto l’importanza dell’allattamento al seno ben oltre il terzo mese.

Nuova pubblicità, con un primo piano dell’attore A. Lupo, con sfondo marino, che recita con voce suadente una specie di poesia d’amore per la sua bellissima donna.
Pamela è bellissima e assieme alle parole di Lupo appare una donna vestita di bianco, desiderabile da tutti, per cui l’uomo si dice orgoglioso e geloso. Pamela è un simbolo di freschezza, del cocktail da bagno Felce Azzurra Paglieri, con schiuma, talco e deodorante.
Il cocktail “da bagno” sembra “da bere” con donna annessa, nell’enorme calice che nasconde in mezzo all’acqua il desiderabile corpo di una donna nuda coperta dalla schiuma.

Poi segue con sottofondo musicale tipico delle serie televisive gialle nostrane (tipo tenente Sheridan), una giovane donna affannata e di corsa in un ambiente urbano di periferia, che cerca di prelevare la sua auto da un garage, ma la scopre con una ruota sgonfia. Sono le 13 meno venti minuti, e quindi deve correre contro il tempo che è sempre contrassegnato dall’inquadratura dell’orologio il cui tempo scorre implacabile verso l’ora tipica del pranzo italiano, le 13. Inquadrate le gambe fasciate da pantaloni a zampa di elefante, la donna corre e sembra inseguita da motociclisti che in realtà hanno un incontro con altre giovani donne. Poi finalmente riesce a entrare in appartamento e lì è accolta da un bambino ( il figlio) che le corre incontro e dal marito che gelidamente e con voce di rimprovero le fa osservare che è in ritardo e che la suocera è già arrivata, puntualissima, anzi in anticipo. il ritardo è risolto grazie a carne “Pressatella Simmenthal”. Gli uomini (padre e figlio) mangeranno la carne impanata e le donne la gusteranno fritta con le uova.

Poi segue la pubblicità del materasso Permaflex che difende il sonno, i sogni e il riposo. La musica accompagna un sogno in cui una madre appare insieme a un bambino che gioca con bolle di sapone e rincorre assieme alla giovane madre petali di fiori bianchi e una bianca colomba svolazzante. Il paradiso sognato è garantito dai materassi Permalflex. Non bisogna sciupare un terzo della vita, dice la signora risvegliata, mentre apre la finestra alla luce del mattino.

Infine l’ultimo brano ci propone una situazione paradossale: l’uomo solo, anziano timido, con coppola nera e papillon, sulla barca in un irriconoscibile lago liscio come l’olio, in mezzo alla nebbia, straparla nevroticamente contro i propri amici e vicini di casa scrocconi e maleducati a cui non è mai riuscito a dire di persona di non poterli più sopportare.
L’uomo ama l’autenticità che non può avere, mentre i succhi di frutta con il marchio G da Consorzio Genuinità Succhi dell’Emilia Romagna, ci fanno intravedere che l’idea di un maggiore interesse per la qualità e la genuinità è entrata dentro la nuova sensibilità associata a dimensioni e/o richieste presentate un po’ come ossessive, ma comunque legittime.

3) Per il dibattito e il conflitto interpretativo nella letteratura italiana si vedano i seguenti filmati:

Pasolini e il consumismo
Fonte 1

ll rapporto antidemocratico dello spettatore con la televisione: da inferiore a superiore
Fonte 2

L’omologazione: alcune riflessioni su Sabaudia e il regime
Fonte 3

Umberto Eco e Paolo Poli da Baubau nel 1970
Fonte 4

I buoni e cattivi nel libro Cuore, a proposito di conformismo, come osservanza di modelli.

I. Calvino intervistato sulla Babele linguistica che si vive a Parigi ad inizio anni ’80 in metropolitana.
Fonte 5

Il plurilinguismo viene in questo caso presentato come una caratteristica del mondo moderno.
I negozi hanno secondo Calvino un loro specifico linguaggio e sono come voci di una enciclopedia che celebra il trionfo dello spirito della classificazione o della nomenclatura. Del resto Calvino sulla questione della lingua omologata si era opposto proprio a Pasolini che aveva invece denunciato un italiano sempre più povero a causa dell’appiattimento dovuto alla diffusione dei mass media, in particolare del linguaggio televisivo.
Sul linguaggio televisivo invece U. Eco aveva scritto in Diario Minimo del 1963 il suo elogio di Mike Bongiorno “Fenomenologia di Mike Bongiorno”.

Nel 1957 Calvino pubblica “La speculazione edilizia” un argomento che poi verrà riproposto ne “Le città invisibili” del 1972 in una descrizione famosa come quella di Leonia, la città-immondezzaio.

Ma, sempre sul consumismo, in una veste critica e nello stesso tempo umoristica Calvino aveva scritto la famosa scena di “Marcovaldo al supermarket” (1963).
Del resto la prima apertura di un supermercato a Roma è del 1957, mentre gli italiani in quelli anni erano ancora molto abituati al negozietto sotto casa e alla vendita al dettaglio.
Il consumismo e i nuovi “templi” del consumismo possono essere letti in modi diametralmente opposti: o come segni di benessere, di progresso e di modernità, o come segni di mercificazione e alienazione.
Questa ambivalenza appartiene alla modernità, al suo stesso statuto, come precisa Calvino in un altro testo delle Città invisibili, Marozia: “Marozia consiste di due città: quella del topo e quella della rondine; entrambe cambiano nel tempo…”.

4) Come fare un’intervista qualitativa a genitori (cinquantenni) e nonni (settantenni).

Cosa vogliamo capire?
Credo che “aprire i cassetti” di casa ci potrebbe consentire di verificare quanto sia difficile ricostruire un disegno coerente dei consumatori di quegli anni.
Senza alcuna pretesa di completezza né di mimare il lavoro dello storico di professione, chiedere la partecipazione di alcuni famigliari disposti ad accettare di raccontare, con liberatoria, alcuni ricordi di Carosello, potrebbe aiutare gli studenti ad accorgersi di come, per dirla con un altro slogan, “la storia siamo noi”, in tanti e diversi sensi.

Anche solo osservando in rete i commenti ai filmati postati su YouTube si può osservare come molti si dichiarino nostalgici, sentano ancora il fascino di quelle pubblicità. Pochi invece si pongono con spirito di critica e di rifiuto.
Perché?
Quali potrebbero essere le domande da sottoporre e quali i tempi?
Credo che sia necessario creare video molto brevi, al massimo di cinque minuti, in cui le richieste, da sottoporre alla lettura prima di cominciare la registrazione, potrebbero essere le seguenti:

Presentazione: tipo “Nel 1965-75 avevo anni…
Frequentavo la classe…
Oppure “lavoravo… altro”
Il televisore era apparso in casa nel…
Era guardato da tutta la famiglia?
Come?
Cosa ricorda di Carosello?
Quali prodotti?
Quali personaggi?
Perché?
Le piaceva?

Per farci una idea.

Se osserviamo i commenti sotto il testo che ho denominato “A” di Calimero del 1965 leggiamo che qualcuno ritiene che Carosello fosse “puro e innocente”, mentre oggi i programmi sarebbero indecenti, altri sottolineano aspetti razzistici e ottengono in risposta un coro di proteste, perché alla fin fine i pulcini non erano davvero neri, ma solo sporchi.
Insomma sembrerebbero prevalere i giudizi positivi.

Questi giudizi ci raccontano di più cosa oggi pensiamo “in negativo” o “in positivo” della pubblicità piuttosto che proporci una reale analisi della pubblicità di allora.

Siamo forse entrati in quella nuova fase che G. Fabris ha descritto nei suoi ultimi libri “Il nuovo consumatore: verso il postmoderno” e poi ne “La società della post-crescita”, come più smaliziata e consapevole?
Oppure siamo da definire come per Z. Bauman in “Homo consumens” come uno sciame inquieto di esseri umani disgregati, perché “il consumo è un’attività solitaria”?

Del resto la sottoscritta, se dovesse sottoporsi a domande di questi tipo, probabilmente risponderebbe in modo non dissimile dai commentatori su YouTube.
In che senso?
Nel senso che anche per me (nata a Ravenna nel 1961) la pubblicità di Carosello si mostra in una veste ambivalente e contraddittoria. Rivedendola, a tanti anni di distanza, suscita infatti nostalgia. In particolar modo ancora sorrido rivedendo alcuni cartoni animati, ma dall’altro lato mi produce anche fastidio, perché oggi come allora (ero una giovane studentessa liceale che partecipava ai cortei femministi) avverto che il rapporto uomo-donna era rappresentato in modo non solo stereotipato, ma anche decisamente maschilista.
Il pulcino nero da lavare e far diventare pulito e bianco poi, per quanto carino, si presta davvero a possibili letture razzistiche (e non solo perché quelli erano i tempi di conquiste civili da parte dei neri in America).
La famiglia poi si fa quasi sempre vedere in spazi domestici puliti, ordinati, sereni in cui ogni aspetto della condivisione affettiva è comunque filtrata da riti consumistici, da quello del bere un liquore assieme agli amici seduti su un comodo divano, a quello di sedere attorno a un tavolo e consumare un piatto “fast” di carne in scatola, fino al momento notturno di dormire su un materasso nuovo e confortante.
Il cittadino è diventato solo un consumatore?

La scuola sembra, dagli occhi del pulcino Calimero, un luogo di autoritarismo e punizione, poco amabile ed attraente. Era certamente una scuola molto dura e selettiva nel 1965, ma forse il Gufo-maestro è molto più arretrato rispetto a quanto avveniva davvero nella società con i nuovi cambiamenti e le riforme annesse.
Penso infine che sia verosimile la tesi di G Gozzini ne “La mutazione individualista”.
A pagina 41 si legge: “Sempre nel 1965 gli abbonamenti superano i 6 milioni… Nel giro di dieci anni la pratica dell’ascolto collettivo fuori casa si è molto ridimensionata e la televisione acquista la fisionomia “americana” di genere di consumo privato e domestico: non è più un mezzo di nuova socializzazione.”
Se poi la neo-televisione commerciale dagli anni Ottanta promuoverà un vero cambiamento antropologico, questo è già stato ampiamente preparato.
Passivi, deconcentrati, emotivamente indifferenti sono un po’ tutti gli spettatori dei nuovi come dei vecchi media accanto ai quali i nuovi si sono collocati, senza sostituirli.
Prevale la percezione emotiva sulla riflessione cognitiva in una società sempre più frammentata.

Se l’homo consumens ha preso il posto dell’homo politicus, ciò è ravvisabile anche nel crollo di partecipazione al voto in tutti i paesi occidentali.
Scrive Z.Bauman: “I canali mondiali dell’informazione nutrono la moderna cultura liquida sostituendo l’imparare con il dimenticare”.
Anche perché solo dimenticando, possiamo desiderare di comprare di nuovo compulsivamente ciò che magari già possediamo.

Per concludere con alcune domande

Come possiamo recuperare la nostra dimensione sociale, politica, senza demonizzare il consumo di cui pure abbiamo bisogno, perché, come tutti sappiamo, tutti necessitiamo di beni, prodotti che dovremmo comprare in un “mercato” il più possibile pluralistico, corretto e rispettoso etc. ?
Come possiamo creare spazi collettivi di condivisione, di apprendimento, di lettura, di analisi, di critica, ma anche di creatività e divertimento che si sottraggano alla logica privata della copertura finanziaria recuperata attraverso la pubblicità?

Oggi tutti beneficiamo di informazioni gratuite o quasi anche grazie agli spot pubblicitari, tutti sappiamo quanto conoscere sia “costoso”.

Oggi sappiamo che niente è davvero free.

Saperlo forse non ci renderà migliori, ma almeno più attenti.

Mirella Sama