IL FASCIO LITTORIO

Come è noto il Fascismo nella ricerca del consenso e nella costruzione dell’”uomo nuovo” attivo seguace di politiche nazionali di potenza utilizzò  numerosi elementi simbolici che si riferivano alla Romanità: dall’esaltazione di Roma come simbolo degli antichi fasti a cui l’Italia vuol ritornare, al mito del “Duce” che si fa ogni giorno di più quasi religioso, al Fascio Littorio definito “simbolo di potere” già presso i Romani.

I mezzi di comunicazione di massa del ‘Novecento e l’uso propagandistico che il fascismo riuscì a farne portarono come conseguenza che l’immagine fascista della romanità si confonde a volte con l’immagine di Roma. Misurare con attenzione il divario fra la storia romana e il mito fascista di Roma diventa un importante esercizio di contestualizzazione Come scrive Giardina * “a causa dei danni inferti dalla retorica fascista all’immagine di Roma antica, risulta obiettivo importante dello studio storico saper riconoscere elementi raffigurativi della romanità distinguendoli dagli elementi fascisti”

Centrandosi sul confronto fra fonti iconografiche di diversa area cronologica, questo laboratorio (qui soltanto abbozzato) può affinare la capacità di distinguere le fonti documentarie fra loro e di interrogarle centrando le questioni significative che esse possono porre. Nello specifico sono attese le seguenti competenze:

  1. confrontare più fonti secondo un criterio proposto
  2. trovare fonti iconografiche di cui si indichino specifici requisiti
  3. porre domande e sollevare questioni sulle base delle operazioni di confronto effettuate
  4. trarre alcune conclusioni parziali
  5. collegarle al contenuto di un testo storiografico
  6. sintetizzare il lavoro svolto riportandone schematicamente il contenuto

Propongo di seguito il canovaccio di progetto di un laboratorio didattico di 2 ore rivolto ad una classe liceale che possieda i seguenti prerequisiti:

  • conoscenza della storia di Roma antica a grandi linee
  • conoscenza della storia del ‘Novecento e del periodo fascista a grandi linee
  • conoscenza del concetto di totalitarismo e delle sue possibili diverse accezioni
  • capacità di lettura, analisi e contestualizzazione di un testo storiografico

La scansione delle attività si basa su una prima parte di analisi di 6  immagini scelte di Fasci Littori alcuni dei quali di epoca fascista e altri risalenti a Roma antica e si ordinano le prime informazioni su ciascuna di esse operando confronti fra le immagini secondo uno schema di domande.

Nella seconda attività si confronta quanto acquisito con il contenuto di un brano storiografico sull’argomento. Infine si sviluppano alcune riflessioni di approfondimento storiografico con la lettura di una sintesi di un testo storiografico di epoca fascista .

PRIMA ATTIVITà

  • Descrivere le 6 immagini di fasci littori presentate dall’insegnante
  • Confrontarle fra loro: analogie e differenze
  • Distinguerle sulla base delle analogie e differenze
  • Metterle in ordine cronologico con l’aiuto delle didascalie o di altri fonti
  • Contestualizzarle sulla base delle didascalie, delle immagini stesse e di altre fonti

 

fascio 11

fascio 22

 

fascio 33

fascio 44

 

fascio55

 

fascio66

LE IMMAGINI SOPRA ILLUSTRANO RISPETTIVAMENTE:

  1. Fascio Littorio simbolo della Marina Militare Italiana,
  2.  “Il Littoriale”, Bologna, Tip. Paolo Neri, [1927?]
  1. Manifesto del Monte di Pietà di Treviso 1926
  2. Disegno decorativo (vedi scheda pdf dell’elemento decorativo dell’Accademia di Bergamo)

5-Fascio Littorio etrusco,….. etc.

6 -Fascio littorio romano…. etc

SECONDA ATTIVITà

La classe viene divisa in 6 gruppi ed ogni gruppo deve approfondire un’immagine, il suo contesto, il suo significato e origine, illustrando la ricerca eventualmente con altre immagini dove fosse utile.

  1. Fascio Littorio come simbolo della Marina Militare Italiana : storia del simbolo etc.
  2. approfondire la costruzione e inaugurazione del Litorale di Bologna a cui venne data molta importanza non solo come sede sportiva ma anche come luogo di esposizioni e fiere e che venne inaugurata da Mussolini nel 1926 con ancora la torre ricoperta da impalcature (inaugurata poi nel ’27) L’opera si chiama “Il Littoriale”, Bologna, Tip. Paolo Neri, [1927?] Il 31 ottobre 1926 Mussolini inaugura il Littoriale, non ancora completato. “Il Littoriale non           rappresenta un ritorno romano né una prefazione all’avvento del futurismo architettonico. Si tratta di una perfetta opera d’arte attuale e fascista, documento della nostra età, affermazione di una civiltà e di uno stile per sé stante, manifestazione classica di un regime classico.” (Giorgio Pini, Considerazioni sul Littoriale, “L’Assalto”, 23 aprile 1927, p. 3).       http://badigit.comune.bologna.it/mostre/bologna_fc/bacheca9.htm  Fonte tratta dalla pagina web che raccoglie il catalogo della mostra “Quattro matti dietro una palla. Il primo secolo del Bologna Football club nelle raccolte dell’Archiginnasio – 2009”
  1. uso del Fascio littorio nella propaganda delle attività del Partito fascista e delle attività nazionali: Manifesto del Monte di Pietà di Treviso 1926
  2. Il Fascio come soggetto artistico (vedi scheda pdf dell’elemento decorativo dell’Accademia di

Bergamo): vedi  cliccando su:    fascio

5-6

  • Quali rappresentazione del Fascio Littorio si riscontrava in’epoca romana?
  • Quale la collocazione cronologica dei due reperti?
  • Cosa simboleggiano i litorali nella Roma antica (approfondire)? In che contesto?

TERZA ATTIVITà

lettura e analisi di un brano tratto da un testo storiografico di E.Gentile** che analizza il cambiamento di immagine del partito fascista dopo la presa del potere a partire dal gennaio del ’23 e il progressivo identificarsi del PNF con lo Stato italiano e il parallelo consolidarsi dell’uso dei simboli fascisti

Giunto al potere, il fascismo accelerò la simbiosi tra la religione nazionale e la religione fascista, avviata dallo squadrismo, e per rendere percepibile immediatamente, per simboli, il significato irrevocabile e rivoluzionario del cambiamento di governo avvenuto con la marcia su Roma. […] Con un regio decreto legge del 21 gennaio [1923], fu quindi disposta l’emissione di 100 milioni di lire in pezzi di nichelio puro del valore nominale di lire una e di lire due, recanti da un lato l’effigie del re e dal- l’altra il fascio littorio. […]

L’adozione del fascio nelle monete non rimase un episodio isolato, dovuto all’iniziativa occasionale di qualche zelante collaboratore del duce. Lo stesso Mussolini, secondo quanto scriveva “Il Popolo d’Italia” del 14 novembre 1922, aveva voluto far incidere il simbolo del fascio nel sigillo di ministro degli Esteri. Pochi mesi dopo, i giornali annunciarono l’emissione di una serie speciale di francobolli recanti il simbolo del littorio, dedicati alla commemorazione dell’«ascesa del Governo nazionale». E il 21 ottobre [1923]  la “Gazzetta ufficiale” pubblicò il decreto con cui venivano «istituite monete nazionali d’oro commemorative della marcia fascista per l’instaurazione del Governo nazionale», nei tagli di Lire 100 e di Lire 20, con l’effigie del re da un lato, e dall’altro il fascio littorio «recante la scure completa a destra ornata di una testa di ariete».

Il fascio littorio venne così introdotto ufficialmente nell’iconografia dello Stato italiano, e non bastava certo il richiamo alla romanità per attenuare il carattere prettamente di partito che l’emblema del littorio aveva assunto con il fascismo. […] Esso era soprattutto il simbolo della rivoluzione fascista e della resurrezione della patria per opera del duce, preannunciata dalla  riapparizione del fascio littorio:

 

«Nei tempi fortunosi, turbolenti e vili, che straziarono la nostra patria dopo l’ultima immane guerra d’indipendenza, più che da un servaggio politico, dal servaggio spirituale – scrisse un pregiato archeologo dell’epoca [Pericle Ducati, nel 1927] – il fascio littorio fu impugnato eroicamente da un Duce. E con questo simbolo e con questo Duce l’Italia è risorta».

Come simbolo della rivoluzione fascista, l’immagine del fascio littorio dilagò ovunque, fin dal 1923, per esaltare l’era nuova iniziata con l’avvento del fascismo al potere, secondo un’espressione che entrò subito in voga. […]  A coronamento di questa ascesa, il governo stabilì, l’11 aprile 1929, la foggia del nuovo stemma dello Stato, sostituendo con due fasci i leoni di sostegno allo scudo Savoia, come era nello stemma in vigore dal 1890.

L’ascesa del fascio littorio fra i simboli dello Stato accompagnò la contemporanea ascesa, nella liturgia, di riti che celebravano l’avvento del fascismo al potere come una rivoluzione che segnava l’inizio di una nuova era. Lo stesso termine regime fascista, entrato nel linguaggio politico dei fascisti come degli antifascisti all’indomani della marcia su Roma, era sintomo chiaro che il governo presieduto dal duce del fascismo non era un governo come i precedenti. L’orientamento totalitario della religione fascista, implicito nel suo dinamismo missionario e integralista, non si espresse soltanto attraverso la monopolizzazione dei riti patriottici, mettendo al bando qualsiasi altro tipo di liturgia di partito contraria al fascismo, ma si concretizzò soprattutto con la istituzione di riti nazionali fascisti, come l’anniversario della fondazione dei Fasci e l’anniversario della marcia su Roma. Accanto alla patria, sugli altari il rituale fascista collocava e adorava il fascismo stesso – e il suo duce – assumendo col tempo una dimensione tale che finì col confondersi con il culto della patria, se non addirittura col sostituirsi ad esso.

Attorno all’evento della marcia su Roma era subito fiorita una varietà di iniziative che ne volevano esaltare il carattere di grande evento storico, avviandolo già verso una trasfigurazione epica. […] Lo stesso Mussolini deliberò di celebrare il primo anno dal suo avvento al governo in forma solenne e spettacolare. Nulla, ovviamente, vietava ai fascisti di festeggiare l’ascesa al potere del loro duce. Il partito predispose una serie di iniziative per l’occasione, come la coniazione di una medaglia commemorativa, con relativo brevetto firmato da Mussolini, e l’edizione di un manifesto ufficiale, opera del pittore Galimberti, che avrebbe dovuto essere posseduto da ogni iscritto al PNF [Partito nazionale fascista] e «conservato nelle case, nelle officine, negli uffici, nelle scuole e nelle caserme». E carattere di partito aveva l’organizzazione delle manifestazioni, affidata ad un’apposita commissione del Gran Consiglio nella seduta del 31 luglio. Ma, fatto senza precedenti nella storia dei governi dell’Italia unita, queste celebrazioni assunsero il carattere di una festa nazionale, con la partecipazione del governo e delle autorità civili e militari. […]

La festa [la celebrazione ufficiale della marcia su Roma] consacrava formalmente le pretese del partito fascista alla diversità privilegiata nei confronti del sistema dei partiti e sigillava l’unione indissolubile fra fascismo e Stato nazionale, trasformando una commemorazione di partito in una festa di Stato. La straordinaria gravità dell’avvenimento, nel mescolare Stato e partito, non era sfuggita a un acuto osservatore come Giovanni Amendola, che considerò la commemorazione della marcia su Roma il sintomo di un nascente Stato di partito e la conferma dello spirito totalitario del fascismo, deciso ad imporre agli italiani il credo della sua religione:

«Veramente la caratteristica più saliente del moto fascista rimarrà, per coloro che lo studieranno in futuro, lo spirito totalitario; il quale non consente all’avvenire di avere albe che non saranno salutate col gesto romano, non consente al presente di nutrire anime che non siano piegate alla conessione “credo”. Questa singolare guerra di religione che da oltre un anno imperversa in Italia non vi offre una fede (che a voler chiamare fede quella nell’Italia, possiamo rispondere che noi l’avevamo già da tempo quando molti dei suoi attuali banditori non l’avevano ancora scoperta!) ma in compenso vi nega il diritto di avere una coscienza – la vostra e non l’altrui – e vi preclude con una plumbea ipoteca l’avvenire».

**E. GENTILE, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari 1994,

pp.84-96

Domande sul testo:

  • quando inizia l’uso del Fascio littorio da parte del Fascismo?
  • PercHé Mussolini lo adotta?
  • Cosa simboleggia esattamente?
  • Cosa ha che fare questo simbolo con il littorio della romanità?
  • Qual è la differenza fra questi due diversi elementi simbolici?
  • Cerca altre immagini del littorio in età romana e identificane tipi diversi.

Testo di DUCATI (…) terza attività

  • Studia le 4 immagini di Fascio littorio del Ventennio proposte dall’insegnante identificandone tipi diversi (rispettivamente prima e dopo la scelta definitiva operata da Bottai)
    • Quali sono i tipi di rappresentazione? Qual è prevalente?
    • Quali le differenze fra i due tipi di rappresentazione?
    • Quale la successione cronologica di esse?
  • per quale motivo Bottai ha scelto definitivamente quell’immagine del fascio littorio?